lunedì 10 ottobre 2011

FACADE - LET'S PLAY 1.


Ok questo blog sta diventando sempre più idiota... non voglio aggiungere altro, solo lasciare il video e che tutto vada secondo il corso della natura...


solo una cosa: LOL.

ah, come di consueto: VOLUME A PALLA!



La qualità fa veramente pena... ma va beh, tanto si fa per ridere...

Ciao!

sabato 8 ottobre 2011

IL CIMITERO - CAPITOLO I.


Lunedì 18 Novembre 1991.
È tarda sera, e dopo varie peripezie dovute ad un viaggio non troppo semplice, arrivo finalmente davanti al portone della chiesa di Colle Dolcino, un piccolo paese sperduto sulle montagne del centro Italia. L'Università mi ha mandato qui per studiare le rare e preziose fonti dell'archivio storico del posto che, a quanto pare, sono molto interessanti. A Colle Dolcino non c'è nessun albergo, non c'è nessun ostello, e non c'è nessuna pensione; il risultato è che, per una settimana intera, dovrò dormire a casa del prete. Con quest'ultimo, che si chiama Don Longino, ha preso accordi il mio relatore, il professor Zanier. L'idea non mi fa impazzire, però poteva andarmi anche molto peggio. E in fondo io sono sempre stato un grande estimatore degli ambienti bucolici.
Certo Colle Dolcino non brilla per la sua bellezza: la chiesa è abbastanza vecchia e diroccata, probabilmente di epoca medievale ma con varie ricostruzioni sulle spalle; il paese ha una piccola piazza, che si chiama Piazza di Colle Dolcino (alla faccia della fantasia), con intorno il municipio, un bar, un alimentari, e alcune case. So che c'è anche una scuola elementare, ma non l'ho vista.
Preso da una strana sensazione, una ironicamente amara malinconia, busso alla portone della chiesa, visto che non ci sono campanelli. È aperto, quindi decido di entrare. L'interno del luogo di culto è molto spoglio e sa un po' di abbandonato: le panche di legno sono sistemate ordinatamente, ma alcune presentano vistosi segni di usura; per terra c'è un pavimento di rocce che rende difficile camminare; l'altare è piccolo e lontano da quelli pomposi delle chiese di città. Dentro c'è un silenzio incredibile, quasi mi spaventa.
«C'è nessuno?», chiedo. L'eco rimbomba.
Dopo pochi secondi vedo un uomo uscire da una stanza a lato dell'altare, è vestito di nero e ha il colletto bianco, quindi presumo che non possa essere che Don Longino. Lui si avvicina con un'aria che sembra seccata, io gentilmente sorrido. È un uomo sulla sessantina d'anni, piuttosto alto e grasso, con una disordinata capigliatura di colore bianco, e con un viso severo. I suoi occhi grigi non tradiscono nessuna emozione.
«Lei dev'essere Lucio D'Amato, vero?», mi chiede.
Rispondo affermativamente.
«Bene, Lucio, io sono Don Longino, sono il prete di Colle Dolcino ormai da più di vent'anni. Ti accompagno subito alla tua stanza.», mi dice.
Lo seguo: insieme entriamo in sagrestia, altro ambiente scialbo e abbastanza sporco, e poi prendiamo delle scale per arrivare alla mia stanza, esattamente di fronte alla sua. Il parroco apre la porta, mi fa entrare, mi invita a posare la valigia sul letto.
«Questa era la camera della povera Margherita, la perpetua. È morta ormai da un po' di tempo. Non ti fa specie, mi auguro... ».
«Assolutamente no – rispondo – si figuri.».
«Allora, caro ragazzo, buona fortuna coi tuoi studi. Io ora ho da fare.», e dopo aver detto così il gentilissimo Don Longino esce dalla stanza congedandosi.
Faccio un sospiro, immagino che non sarà una settimana facile, mi guardo intorno. La stanza è come il resto della chiesa: il letto è piccolo ma sembra pulito, c'è una finestra vicino; il comodino, posto accanto al letto, è un mobile di legno un poco rovinato ma molto raffinato, forse l'oggetto più bello del locale; le mura presentano crepe e macchie d'umido; l'armadio, in legno come il comodino, ha le ante aperte e dentro non c'è niente. Davanti al letto c'è una porta che, presumibilmente, conduce al bagno. Per fortuna c'è una piccola stufa elettrica accesa.
Sfaccio la valigia, metto a posto le mie cose, è già tardi e quindi decido di andare a dormire, anche perché sono molto stanco. Però vorrei telefonare ai miei genitori per avvertirli che sono arrivato e che va tutto bene. Quindi esco dalla porta e cerco Don Longino, ma il buio, il silenzio, ed il freddo, mi fanno desistere dall'impresa. Decido che telefonerò all'indomani.
Mi infilo sotto le coperte, sono emotivamente non tanto tranquillo, mi ripeto di continuo che comunque andrà durerà solo una settimana. L'accoglienza non è stata delle più calorose, ma non mi importa molto. L'importante è trovare materiale utile per la mia tesi di dottorato. Anche se sono agitato chiudo gli occhi, e la stanchezza mi accompagna ben presto tra le braccia di Morfeo. 

mercoledì 5 ottobre 2011

THE BINDING OF ISAAC - LET'S PLAY 1.


Ciao a tutti. Come promesso questa volta provo a postare un video, nella speranza che si veda e si senta decentemente. Si tratta di un tentativo di fare un Let's Play di The Binding of Isaac... speriamo in bene :) ma sono decisamente più portato per scrivere. Alzate il volume A PALLA, ho la voce bassa io! Il video si interrompe bruscamente, ho dovuto farlo... se vi piacerà comunque ne farò un secondo! Inoltre c'è quel caspio di messaggio di All Video Converter... beh, se avete programmi di conversione video da consigliarmi ditemeli, perché altrimenti non saprei proprio cosa usare :\ Via, godetevi il video per quanto potete!


Eccolo qua!

Ci tengo a precisare che quello NON è il reggiseno di mia madre :| ma della mamma di Isaac.

Alla prossima!