venerdì 2 settembre 2011

1 - TUTTI I MOSTRI DEL REGNO TEMONO IL PRODE QUADRATINO!


Gioco: Adventure
Software House: Atari, Inc.
Anno: 1979
Genere: Action RPG (ok, con tutte le virgolette del caso)



Intanto inizio col consigliarvi un altro blog, si chiama "Mondo Atari" ed è gestito da un simpaticissimo ragazzo
di nome Francesco. Lui vende e scambia giochi dell'Atari 2600, seguendo il link qui sotto potrete dare un'occhiata!

http://mondoatari.altervista.org/

Detto questo, iniziamo! Non potrei iniziare meglio: per la PRIMA puntata del mio blog (ok, mi piace troppo chiamar i post "puntate"), il PRIMO gioco action RPG della storia, Adventure!

In questo gioco ci sono: una spada, tre draghi (uno giallo, uno rosso, e uno verde), un fastidioso pipistrello, un ponte trasportabile (!), un magnete (!!), un calice incantato, delle chiavi, dei labirinti, e ben tre castelli! Tutto nel glorioso stile Atari!

Il castello giallo: da dove tutto inizia.

Rinchiusi in un labirinto con il drago: riusciremo ad uscire?

Il calice incantato è stato preso dal castello malvagio! Ora la parola d'ordine è: scappare!


E l'eroe? Eccolo qua sotto, in tutto il suo splendore.

Il prode quadratino con la sua fedele spada (e una chiave alle spalle).


Devo dire che nonostante Adventure non sia certo questo granché (soprattutto ai giorni nostri), io mi ci sono divertito molto. Non solo ci ho perso del tempo e mi ci sono adirato, ma ho anche riso tantissimo. Lo scopo del gioco è molto semplice: il nostro eroe deve portare il calice incantato, custodito nel castello nero, nel castello giallo. Fine. Ci sono tre variazioni (o livelli di difficoltà): il primo, il più facile, ha solo due castelli; il secondo, già difficile, prevede la presenza di tre castelli e due labirinti aggiuntivi; il terzo è una cosa assurda, visto che tutti gli oggetti e tutti i vari personaggi (compreso il prode quadratino) sono posizionati a caso. Quando il calice dorato viene portato al sicuro nel castello giallo, tutto si illumina e suona e l'avventura ha un lieto fine. La grafica è nel perfetto stile Atari (cioè dire che è minimale è fargli un complimento), il gameplay non è affatto male (ci si muove con lo stick e col pulsante rosso si droppano gli oggetti, e questo tra l'altro aggiunge un elemento strategico da non sottovalutare), e i suoni sono anch'essi "da Atari".

Sembra tutto facile ma vi assicuro che non lo è! Tanto per cominciare bisogna impararsi bene i labirinti, perché studiarli con calma coi draghi alle calcagna è vivamente sconsigliato. Poi bisogna stare attenti a quel maledetto pipistrello: lui ruba le cose e vola via, ed è di sicuro la cosa più simpatica ed assurda di tutto il gioco. Succede spesso, infatti, che il mostro volante si prenda di tutto: i draghi (vivi o morti), il ponte, la spada e due draghi insieme, ecc, creando una confusione fuori dall'umana concezione. Aggiungete a questo il fatto che il nostro caro Atari, essendo una macchina non potentissima, gestisce MALE (eufemismo) i momenti in cui ci sono più di tre cose animate su schermo, creando un fastidiosissimo effetto ad intermittenza che rende impossibile capire cosa stia succedendo. L'apice di questo fenomeno l'ho raggiunto quando il pipistrello, che aveva rubato il ponte e un drago, mi è venuto addosso. Risultato? Io stavo portando in giro: il pipistrello, il ponte, e il drago che nel mentre stava cercava di mangiarmi. Altro esempio divertente: il pipistrello stava portando in giro un drago, il drago mi mangia al volo, mentre sono nello stomaco del drago trasportato dal pipistrello, quest'ultimo incrocia un altro drago e io, OVVIAMENTE, finisco da uno stomaco di drago all'altro.

Cioè...

Eccolo qua l'infame pipistrello: ora si sta portando in giro un drago.


Ho letto in giro che Adventure è stato il diretto predecessore del primo Legend of Zelda (quello per NES con la cartuccia dorata), ed in effetti il tipo di gioco è quello (alla larga). Riesco solo ad immaginare cosa poteva essere nel '79 (anno di uscita) giocare ad Adventure. Io oggi mi ci faccio delle grasse risate, e sinceramente non riesco ad immaginarmi le sensazioni del videogiocatore targato 1979, visto che sono nato cinque anni dopo... l'unica cosa che posso pensare è che egli fosse dotato di una grande immaginazione. Ho letto anche che il creatore di Adventure ha ricevuto l'ispirazione da un'avventura testuale, e che ha cercato di ricreare la cosa con uno stile diverso e nuovo. Forse è questo che ormai abbiamo perso: l'immaginazione. Guardare un quadratino che si muove per schermate assolutamente impersonali sfuggendo da draghi pixellosi ed attraversando labirinti può far immaginare davvero un'avventura epica? Può essere, ma devo dire che forse le semplici parole di un'avventura testuale (o di un librogame) ci riescono meglio.



Nonostante questo, Adventure non pecca in ciò per cui la libreria dell'Atari 2600 è entrata nella storia, e cioè "spegnere il cervello" e far entrare il giocatore nel gioco, isolato dal resto del mondo. Quando gioco ad Adventure sono concentrato e penso SOLO a quello, e non sapete quante volte mi è successo di giocare a giochi nuovi (per PS3, per Wii, ma anche per Gamecube) e, nel pieno dell'azione, pensare comunque alla mia triste vita. Il concetto di videogioco, nel caso di Adventure (ma in generale di tutti i giochi molto vecchi), è portato al suo livello massimo: intrattenere. Non mi stupisco quindi nel pensare che un ventenne, nel 1979, inserendo la cartuccia di Adventure nel suo Atari, smettesse di vivere nel mondo reale ed iniziasse
a vivere un'epica avventura, anche se solo per poco tempo. Non ci sono compromessi, checkpoint, cutscenes, o altre cose del genere (figlie predilette della presente era videoludica), ma solo un semplicissimo gioco, fine a se stesso.

Se uniamo questo al valore storico di Adventure, che non a caso è considerato il nonno di tutti i successivi action RPG, non possiamo che ottenere un must-have per tutti gli appassionati di retrogaming.

Chiudo qui la mia prima recensione sperando di non avervi annoiato troppo, e vi ricordo che sono interessato a scambiare giochi o a comprarli. Per qualsiasi richiesta, critica, complimento, quello che volete, scrivetemi a: matteo.bottari@email.it.

La prossima volta andrò ancora più sul classico, vi dico solo che parlerò di un personaggio molto strano che viene citato anche da Caparezza nel suo pezzo "Abiura di me": "Vive tutta la sua vita sui cubi...".

Alla prossima :)

1 commento:

  1. Per quel che riguarda il fatto che un librogame "funziona meglio", secondo me il motivo è che un'avventura testuale non ha immagini, quindi devi usare solo la fantasia per "vedere" quel che succede, mentre in questo caso siamo influenzati da quello che c'è sullo schermo ed è più difficile vedere il quadratino come un eroe e la freccia (perché è una freccia :p) come una spada.
    Sinceramente, però, preferisco così che avere un gioco con la grafica perfetta dove l'eroe trasuda fichezza e coraggio da tutti i pori ma poi si limita a muoversi su livelli lineari senza far niente :\

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